«Le ragazze vanno aiutate durante e dopo la gravidanza», parla il prof. Boscia (Amci)

«Dagli Stati Uniti scelta coraggiosa: dati alla mano si sono accorti di come il passo da un presunto diritto indisponibile all’abuso sia breve»

«La battaglia di civiltà e modernità è non lasciare sole le donne in difficoltà e in condizioni di disagio a causa della gravidanza. Io di fronte a una di loro costretta ad abortire, mi inginocchio, le chiedo perdono per non essere riuscito ad aiutarla. È qui che si misura se uno Stato è nel giusto».

Un fiume in piena il professor Filippo Boscia, medico ginecologo, una lunga carriera ospedaliera ale spalle, già docente di Fisiopatologia della riproduzione e Bioetica e da 10 anni presidente dell’Amci, l’Associazione medici cattolici italiani. «Dalla Corte suprema degli Stati uniti è giunto uno scossone che dovrebbe costringere tutti noi a riflettere e confrontarci pubblicamente sulla vita che sboccia, ma anche sul significato sociale e culturale del diventare madre. L’hanno fatto finalmente in America, dove, dati alla mano si sono accorti di come il passo da un presunto diritto indisponibile all’abuso sia breve. Dal 2017 al 2020 si è passati da 862mila aborti in un anno a 930mila. Nel 1973 la stessa Corte aveva autorizzato le interruzioni di gravidanza senza limiti e con la totale copertura medica. Quei danari secondo me dovevano servire per la prevenzione e la formazione, si è scelto invece di favorire l’aborto libero, cui si è aggiunto quello farmacologico che ha toccato il 54% del totale. I giudici americani hanno avuto coraggio, analizzando le richieste dello Stato del Mississipi, e annullando quanto loro stessi avevano stabilito in passato».

D’altra parte Filippo Boscia punta il dito contro l’Europarlamento, «quando anticipando la Corte ha creato uno schieramento che pone l’aborto come totem intoccabile, quasi un avvertimento agli Stati Uniti, una intromissione nelle questioni di altri Paesi con un pronunciamento superficiale e ideologico. L’America ha risposto picche, stabilendo che non c’è un diritto indiscriminato e che se si vuole, si può porre rimedio a una piaga sociale».

Il medico tira dritto, «ogni interruzione di gravidanza è un atto disumano, anche se da parte di alcuni si sospendono quelle a fine terapeutico. E la politica di queste ultime non può servirsene per pura ideologia».

Racconta di aver visto una gatta che aveva appena partorito tre micetti, «piccolissimi, indifesi, in allattamento. Avrei potuto far loro del male con facilità e tutti mi avrebbero accusato di disumanità. Gli animali hanno certamente diritto al massimo rispetto, ma anche gli umani».

Ed è una nazione ipocrita «quella che priva di ogni diritto un essere prima della nascita, che stabilisce quando un feto da non viabile diventa viabile, dimenticando che un feto è sempre lui, uno di noi, e che dovrebbe essere già garantito anche per cure compassionevoli».

Il professore ricorda come le donne che hanno subito un aborto spontaneo dicono sempre «ho perso mio figlio!», «Noi invce ora ci siamo abituati a un acronimo, Ivg, l’interruzione volontaria di gravidanza».

Filippo Boscia non ha dubbi: «Il rovesciamento avvenuto negli Stati Uniti per spinta politica e giudiziaria, è stato facilitato anche perché il mondo sta cambiando e può cambiare di più e meglio. Abbiamo assistito in Italia a campagne strumentali contro l’obiezione di coscienza, e io stesso qui in Puglia ho pagato a caro prezzo le mie scelte quando mi sono dichiarato non a favore delle pillole abortive e chiedevo di discutere seriamente e serenamente di come rendere meno frequente il ricorso all’Ivg».

Poi un commento alle parole del presidente statunitense, Joe Biden: È vero che la sentenza Roe colpirà le donne e le ragazze più povere? «Di certo non si deve bloccare un crimine con un altro crimine. Forse alla Casa Bianca si dovrebbero attuare politiche di reale vicinanza al dolore e al disagio».

Prof. Filippo M. Boscia
Presidente Nazionale AMCI