Riceviamo e pubblichiamo un contributo, sulla attuale ripresa del dibattito sull’aborto, scritto dalla dottoressa Maria Nincheri Kunz, vicepresidente dei Medici cattolici italiani.
Ancora si parla di aborto, ancora si teme che venga «toccata» la Legge 194, tra l’altro mai applicata nella sua prima parte e invece applicatissima nella parte che regola l’interruzione volontaria della gravidanza.
Bisogna parlare di IVG e non di aborto per non «disturbare» le coscienze, come è vietato apporre manifesti dove si veda il feto nelle varie età nel seno della madre, per non «alterare il sentire comune». Non si può mostrare la verità quando le Assicurazioni americane chiedono prima dell’IVG che la donna veda l’ecografia del concepito per non dover poi risarcirla perchè non era stata informata che il cuore batte a soli 15 giorni dal concepimento.
Questo mentre l’Europa vorrebbe opporsi all’obiezione di coscienza e vuole imporre, agli Stati membri (che possono comunque opporsi essendo solo una risoluzione), l’aborto come un diritto. Tale diritto di obiezione (sostenuto da giurisdizione nazionale e internazionale) viene espletato contro la vivisezione degli animali, ma lo si vorrebbe eliminare per la vivisezione degli esseri umani in embrione.
Chi ancora oggi afferma che quella cellula, che si moltiplica dal primo giorno del concepimento fino a diventare una persona, è «un grumo di sangue», costui è un vero e proprio cavernicolo (o forse a Scienze aveva il voto zero), come gli uomini più arretrati dell’umanità, anche alla luce delle fecondazioni artificiali che popolano i nostri laboratori.
Vai a dire ad una coppia che gira il mondo in cerca di un figlio o a coloro che pagano cifre spropositate per un embrione, che quello è «un grumo di sangue»! Noi medici lo sappiamo da sempre, visto che lo studio della Medicina ha come primo esame l’Embriologia, ma anche i piccoli studenti delle medie e financo delle elementari oggi lo sanno. L’Embriologia è la prima scienza che studia l’uomo e bisognerebbe che certi politici (vd Europa) ne conoscessero qualche nozione prima di pontificare, in maniera ridicola, che è un diritto uccidere un futuro uomo.
Quando le due cellule si uniscono, al momento del concepimento, i 46 cromosomi (dai 23 dello spermatozoo e i 23 dell’ovulo) sono già un’altra persona e i suoi cromosomi già hanno l’imprimatur di un futuro matematico, magari un futuro artista o anche un futuro filosofo. Ripeto: sono cavernicoli coloro che non lo vogliono sapere.
Sarebbe, dunque, compito di tutta la società aiutare le donne che lo vogliono, a partorire, in modo che non ci sia solo il diritto di abortire, ma anche di partorire. Invece, mai sono stati applicati i primi articoli della Legge 194, secondo la quale lo Stato dovrebbe rimuovere gli ostacoli per le donne a partorire, ostacoli «di tipo economico, sociale e familiare».
Dobbiamo dire ad alta voce che i Centri di Aiuto alla Vita hanno fatto questo, salvando in 40 anni centinaia di migliaia di bambini. E con il progetto Gemma hanno permesso a 24.000 mamme di tenere il proprio bambino, con aiuti soprattutto economici fino ai due anni di età e oltre. Certo è che la L.194 non dovrebbe più intitolarsi «Norme per la tutela sociale della maternità etc…», perché con essa la tutela della maternità non è mai stata attuata dallo Stato.
Maria Nincheri Kunz
Vicepresidente Nazionale Centro AMCI