Dal Messaggio del santo Padre per la XXXII Giornata del Malato
«Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni.
Roma, San Giovanni in Laterano, 10 gennaio 2024
Formazione e Relazioni
[…] Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.
Il mondo contemporaneo è attraversato da diverse crisi che richiedono un approccio integrale per ripensare lo sviluppo misurandosi con alcune delle sfide più rilevanti che il tempo ci impone. Occorre indicare prospettive e soluzione per alcuni dei problemi più pressanti che assillano le nostre società. Le trasformazioni in atto necessitano di relazioni basate sul reciproco riconoscimento e sull’assunzione di responsabilità. È necessario promuovere processi formativi secondo un modello di sviluppo solidale che attraversi le generazioni per favorire una crescita inclusiva, sostenibile e generativa.
La scienza dell’educazione, pedagogia e sociologia, avvalorano la formazione per lo sviluppo integrale della persona, nel mondo associativo, nell’università e nella società civile, rivolta a delineare cittadini consapevoli e responsabili, per far germogliare legami solidali, nella prospettiva del bene comune.
La formazione per lo sviluppo umano integrale è responsabilità e impegno progettuale, pone al centro la persona umana, protagonista nella costruzione del futuro, per stabilire un nuovo patto educativo, di cura verso sé stessi e gli altri.
L’Aspetto “Relazionale”
Accompagnare persone e comunità in questo percorso, in realtà sono “segni” di grande attenzione e vicinanza, che esprimono solidarietà, e che di fatto promuovono “sviluppo” anche per ciascuno di noi: spesso costituiscono un momento di svolta, oppure un lungo percorso di trasformazione personale, talvolta un forte sostegno spirituale nel cammino formativo.
“La frattura tra i membri di una società, l’aumento delle disuguaglianze sodali e il rifiuto di usare strumenti per uno sviluppo umano integrale mettono in pericolo il perseguimento del bene comune” {Messaggio ver la 53° Giornata della Pace. 2020,21) anche perché “il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future“ (Laudato si – 2015, n.53).
Emerge una sfida educativa, che attraversi le generazioni per favorire un modo di pensare complesso e capace di creare legami, per comprendere i fenomeni nella loro diversità.
È necessario adottare un “approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura degli ultimi.
Stiamo vivendo un cambiamento epocale che riguarda gli stili di vita i linguaggi e le competenze, la formazione e i rapporti interpersonali; bisogna sostenere il riconoscimento del valore della compassione e della solidarietà, per condividere una cultura come patrimonio di conoscenze che penetri ogni dimensione della vita associativa e comunitaria.
Occorre, quindi che nelle Associazioni e nei nostri Centri operativi, sia necessario puntare ad una Formazione di qualità.
È irrinunciabile orientare la persona ad un impegno etico, sviluppare conoscenza e responsabilità consapevole, elaborare strategie e azioni per interpretare e rianimare le nostre comunità associative e le nostre cittadinanze.
Gli attuali stili di vita necessitano di modelli di sviluppo solidale che attraversi le generazioni superando, talvolta, ristretti confini, poveri del nuovo che avanza. La Formazione a cui puntare deve contenere un approccio “Olistico”; ovvero considerare la persona nella propria interezza, non la somma di parti, fisiche o psichiche ma la persona come unità indivisibile costituita di intelletto, volontà, emozioni, corpo, relazionalità e spiritualità. Infatti, la parola “Olismo” significa intero.
La pandemia, che abbiamo alle spalle, ha messo in risalto quanto siamo indifesi ma interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, non possiamo guarire il mondo in cui viviamo. È da lodare l’impegno di tante persone che negli anni scorsi hanno dato prova dell’amore umano e cristiano verso il prossimo, dedicandosi ai malati e agli ultimi. La specificità della cura verso il fratello è la vocazione cristiana di una comunità che pensa, che vive insieme; va collocata quindi nel complessivo cammino pastorale e in una scelta ecclesiale di “pastorale d’insieme”.
Questa rinnovata consapevolezza della dignità di ogni essere umano ha serie implicazioni sociali, economiche e politiche. Guardare al fratello e al creato come dono ricevuto dall’amore del Padre, deve suscitare in noi un atteggiamento di attenzione e di cura verso gli ultimi. Così il credente, con compassione ed empatia, non con disprezzo o inimicizia diventa fonte di luce e si adopera a sviluppare, con l’aiuto della grazia, la sua creatività e il suo entusiasmo per contribuire a risolvere i drammi del nostro tempo.
In verità il nostro stare insieme tra i solchi e le odierne pieghe della sofferenza umana, riflette le finalità del Forum-Puglia. La missione che ci accomuna fonda le sue radici nel Magistero della Chiesa, ispirandoci ad una visione cristiana della vita, attenti ad una cultura di prevenzione nel mondo socio-sanitario, sempre protesi al rispetto della persona e al suo sviluppo umano integrale avendo a cuore le sue “Relazioni“.