“Son bravi ragazzi” se… responsabilità da condividere

Si è tenuto nei locali della Rocca di Sala Baganza il convegno della Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) sezione “Giancarlo Rastelli” di Parma dal titolo “Son bravi ragazzi” se…responsabilità da condividere. Risorse e criticità nella comunicazione con i nostri figli. L’evento è nato con l’obiettivo di focalizzarsi sulle problematiche di bambini e adolescenti di oggi e sulle responsabilità dei genitori e di chi in generale se ne prende cura.
Dopo l’introduzione del presidente AMCI Paolo Carbognani e di Chiara Franzini, pediatra di libera scelta salese, e i saluti del primo cittadino di Sala Baganza Aldo Spina, si sono succedute le relazioni di esperti del settore medico e psicologico.
Il dottor Federico Neri, psicologo e psicoterapeuta in servizio presso l’AUSL di Parma nonché padre di cinque figli, ha ricordato l’importanza di interrogarsi su chi sono gli adolescenti, conoscendo le loro predisposizioni e i loro problemi così da intervenire precocemente per risolverli. Ha riportato poi le conclusioni degli studi sul primo ambiente e sulla teoria dell’attaccamento di Bowlby, la quale crea nel bambino la sua personalità futura, e sugli studi di Mary Ainsworth che ampliò la teoria descrivendo i quattro stili di attaccamento infantile. Questi non sono schemi rigidi, dato che risultano influenzati dall’ambiente creato dalle relazioni e dal rapporto con gli educatori ai vari livelli, compresa la famiglia. Infatti, tutti i responsabili sono chiamati ad essere un nucleo solido che faccia la differenza nel percorso educativo, e nella relazione con i genitori non serve cercare i colpevoli di una condotta sbagliata, ma risorse valide a costruire una catena positiva.
A seguire la dottoressa Antonella Squarcia, Direttore della Neuropsichiatria Infantile e adolescenziale dell’AUSL di Parma, ha riportato i dati relativi all’aumento della richiesta di aiuto ai servizi del benessere psichico, riguardanti soprattutto i disturbi della relazione e del comportamento alimentare. Ha descritto le conseguenze della repressione forzata del periodo del Covid e le caratteristiche della somatizzazione di un disagio che non viene letto come problema educativo, pedagogico e sociale, e che spesso è dettato da dolore, tristezza, solitudine, angoscia e perdita di speranza che devono essere ricercati e trattati.
Ha proseguito con l’esposizione dei bisogni irrinunciabili del bambino, delle caratteristiche delle famiglie vuote dove il sistema degli affetti è superato dalle relazioni efficienti, dove i figli non diventano più il centro della prospettiva adulta e si desidera che non siano fonti di problemi; dal versante dei figli, questo divieto di soffrire e di provare rabbia arriva a compromettere la possibilità di vedere i genitori come idoli. Succede quindi che, se non si rispettano i bambini mettendosi in contatto con loro veramente, si rischia poi di non ricevere da loro il rispetto desiderato.
Il Professore Gianfranco Marchesi, specialista in psichiatria, neurologia e fisiatria, ha focalizzato il suo discorso sul significato dell’empatia come cardine fondante dello spettro morale, fatto da bene e tratti nobili come perdono, gentilezza e gratitudine e dall’altra parte male e impulsi distruttivi e aggressivi. Per creare empatia servono l’educazione, derivante dalla famiglia e da altre realtà educative, e la cultura, anima della civiltà capace di provocare una ascesi della persona: in quest’ottica i libri diventano dei “simulatori di volo”, e la cultura è gratificante perché dentro di noi c’è un’innata sete di sapere.
Nel suo intervento ha toccato diverse tematiche: il ruolo dei genitori, che devono seguire nei confronti dei figli uno stile autorevole che sia armonia fra calore affettivo e imposizione di regole; la pericolosità dei social, definiti come una “selva oscura” dantesca da cui i genitori devono aiutare ad uscire come Virgilio, perchè l’empatia non cresce dall’interazione esclusiva con le tecnologie; la funzione della scuola, che dovrebbe promuovere la formazione della coscienza e la crescita dei ragazzi.
Infine la psicologa e psicoterapeuta Mariachiara Di Iorio ha tirato le somme del discorso in qualità di moderatrice, riportando la metafora della genitorialità come pancione che contiene ma non costringe e ribadendo che cambiamenti e relazioni devono essere gestiti e non lasciati al caso.

 

 

 

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